SPLIT PAYMENT – La filiera delle costruzioni presenta una denuncia alla Commissione europea
Le associazioni del settore edile hanno presentato formale denuncia alla Commissione Europea contro il meccanismo del cosiddetto “split payment”, introdotto in Italia a partire dal 1° gennaio 2015 e, a seguito di autorizzazione delle autorità comunitarie, prorogato fino al 31 dicembre 2020.
La motivazione: “presunta violazione del diritto dell’Unione da parte di uno Stato membro”.
Secondo le principali sigle datoriali del settore edile lo Stato che viola il diritto alla detrazione dell’IVA è quello italiano e le imprese penalizzate sono soprattutto quelle edili, che pagano il prezzo più alto delle regole sulla scissione dei pagamenti, in termini di flussi finanziari.
Secondo la direttiva IVA (direttiva 2006/112/CE), il sistema comune dell’IVA deve garantire la piena neutralità dell’imposizione fiscale delle attività economiche soggette ad imposta, assicurando al soggetto passivo la possibilità di esercitare il diritto alla detrazione del tributo. Il rimborso dell’eccedenza a credito è legato al diritto alla detrazione.In base alla contestazione, sollevata dai costruttori italiani, con l’applicazione dello Split payment tale principio europeo viene del tutto violato.
Il meccanismo dello Split payment prevede che le Pubbliche Amministrazioni, o altri soggetti obbligati, versino l’IVA dovuta per i lavori effettuati direttamente all’Erario, mentre l’impresa continua a pagare l’imposta per l’acquisto di beni e servizi.Ciò si traduce in una perenne situazione di credito IVA per le imprese di costruzione nei confronti dello Stato, cui non riescono a fare fronte le misure per accelerare i rimborsi IVA. Il risultato è che le imprese di costruzione si trovano a subire una pesante perdita di liquidità, stimata in circa 2,5 miliardi di euro l’anno.
La lentezza dei pagamenti della Pubblica Amministrazione, fa sì che attualmente nei loro bilanci ci siano fatture incagliate per un valore di circa 8 miliardi di euro.
Il tutto, senza contare che tale situazione sta creando una seria difficoltà per l’attività delle imprese di costruzioni in Italia, con un’incidenza negativa anche sul funzionamento dell’economia nazionale, con ripercussioni sull’occupazione e sugli investimenti nel settore.